ECOMAFIA: UN FENOMENO CHE DI ECO NON HA DAVVERO NULLA

La nuova e moderna frontiera dell’illegalità si chiama ecomafia. Con questo termine ormai entrato nella lingua italiana si intende un neologismo coniato dall’associazione ambientalista italiana Legambiente per indicare le attività illegali delle organizzazioni criminali, generalmente di tipo mafioso, che arrecano danni all’ambiente. Essendo un fenomeno in fase di sviluppo non sono ancora molti i dati che sono pervenuti ma sicuramente si può stilare un bilancio dei primi anni di statistiche e non solo. Vi dico con grande rammarico che l’ecomafia nel 2013 ha fatturato 15 miliardi di euro. Un giro d’affari che avvelena l’ambiente e l’economia ottenuto al ritmo di oltre 80 reati al giorno (più di tre all’ora), e oltre 29.000 infrazioni accertate nel 2013. Sono questi i dati pubblicati dal rapporto “Ecomafia” 2014 preparato da Legambiente, che fotografano “un’Italia del malaffare che se ne frega dell’ambiente e della salute”. Una somma che viene spartita tra i 321 clan coinvolti dal business della criminalità ambientale e che nonostante un calo del volume di affari (l’anno scorso toccava quota 16 miliardi), dovuto soprattutto alla spending review e alla minor spesa pubblica, riesce a bruciare 5 miliardi l’anno in appalti e opere pubbliche. Tra i principali settori di guadagno illecito figurano i rifiuti, che valgono 4,1 miliardi (3,1 quelli speciali e 1 quelli urbani), i reati legati alla fauna (2,6), l’abusivismo edilizio (1,7), l’inquinamento ambientale (800 milioni), le illegalità alimentari (500 milioni) e l’archeo-mafia (200 milioni). In testa alla classifica delle regioni le quattro aree del Paese a “tradizionale presenza mafiosa”: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, dove avvengono il 47% dei reati ambientali. Al centro la regione con più eco-crimini è il Lazio, al nord la Liguria, mentre tra le province Napoli guadagna il triste primato. Nello specifico, aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti, passando da 5.025 a 5.744 (più 14,3%), che vedono in testa la Campania (17% dei reati). Diminuiscono invece del 12,7% i reati legati al ciclo del cemento, che in cima alla classifica vedono ancora la Campania. Nel settore agroalimentare si registra un vero e proprio boom di reati nel settore agroalimentare (9.540 reati contro i 4.173 reati dell’anno scorso). L’ecomafia si infiltra anche nelle pieghe della green economy, dei centri commerciali e della grande distribuzione. Il nostro legislatore (inerme come spesso accade) non ha ancora provveduto con una legislazione ad hoc per contrastare questo fenomeno illegale e nocivo in più settori. Si ipotizzano reati penali come combustione illecita di materiale tossico, smaltimento illecito di rifiuti nocivi ecc…ma la questione da porsi a mio modo di vedere è un’altra: siamo veramente sicuri che chi ha il dovere di contrastare la criminalità abbia veramente interesse a farlo? In fondo si parla pur sempre di affari e di parecchi soldini da mettersi in tasca comodi comodi. E sapete quando si vuol mandare fumo negli occhi di tutti a livello legislativo come si fa? Si istituisce una commissione d’inchiesta che non servirà a nulla di concreto se non a stilare qualche numero statistico e a trovare qualche grafico con tanti tanti tanti numeri come quelli che ci scrivevano i professori a scuola e noi dai banchi non riuscivamo a comprendere. Non a caso nel 1995 è stata istituita la “Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti”. Risultato? Nulla di nulla. Nessuna inchiesta giudiziaria. Nessun arresto. Nessun indagato. Nessun provvedimento penale. E intanto continuano a distruggere la nostra amata Italia.

OSPECA
MICHELE FASCETTI

One Reply to “”

  1. Si può fare qualcosa. E lo si può fare dal basso, cambiando un pò, almeno all’inizio, le nostre scelte alimentari e chiedendo a gran voce che ci sia da parte dei produttori la Trasparenza in Etichetta, per qualsiasi prodotto, non solo l’olio d’oliva o la carne. Partiamo dal presupposto che con la Trasparenza da parte di chi coltiva, produce e espone, insomma di tutta la filiera, possiamo mettere in luce i lati oscuri di un mercato che in questi anni ci ha fatto vedere il peggio, tra agromafie, ecomafie e illeciti di ogni tipo. E

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