La Cina è entrata in una crisi finanziaria senza precedenti. Negli ultimi giorni ha incominciato a svalutare la propizia moneta lo YUAN per cercare di combattere il rallentamento sempre più evidente dell’economia. La Banca Centrale Cinese nell’ultima settimana ha operato un’operazione di svalutazione della propria moneta più importante degli ultimi vent’anni portando la quotazione ufficiale della moneta nei confronti del dollaro a 6,23, deprezzando lo YUAN di un ben 4% specificando che si tratta di una misura “una tantum”, che porta il cambio ufficiale nei confronti del biglietto verde ai minimi da circa tre anni.
“Il mercato, ha spiegato la People’s Bank of China, giocherà un ruolo sempre più importante nel determinare i tassi di cambio, con l’obiettivo di facilitare il bilanciamento dei flussi di import e export. Attualmente, le condizioni internazionali dell’economia e della finanza sono molto complesse e una situazione del genere impone nuove sfide”.Nello stesso documento l’istituzione precisa che “monitorerà il mercato dei cambi, in attesa che si stabilizzino le sue aspettative”.La svalutazione ha come l’obiettivo di frenare la fuga dei capitali e far ripartire l’export, la mossa colpirà tuttavia il potere di acquisto dei consumatori cinesi su alcuni prodotti di import e cercherà di far ripartire i consumi.La decisone di svalutare la moneta ha contagiato altro paesi della zona Orientale come l’Australia, Corea del Sud e Singapore che hanno deciso di deprezzare la valuta locale andando incontro ai rischi di una “guerra delle valute” che punti sulla svalutazione per rendere competitiva l’economia.
OSPECA
F.MARINARO