OCSE: NEL 2013 ANCORA IN CRESCITA IL CUNEO FISCALE IN ITALIA

E’ stato il cavallo di battaglia dei Premier Enrico Letta prima, e Matteo Renzi poi (e ovviamente anche dei loro ministri dell’Economia), ovvero ridurre il cuneo fiscale per rilanciare il PIL.
E’ arrivata ora l’OCSE a fare il punto della situazione con lo studio preliminare denominato “ Taxing Wages “.
Nel 2013 infatti, il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo totale del lavoro per il datore di lavoro e quanto incassato dal dipendente, è salito al 47,8% per il lavoratore single, con un aumento di 0,1 punti, confermando il sesto posto dell’Italia nella graduatoria dei 34 membri dell’Ocse, a fronte di una media del 35,9%. Il valore fatto registrare dalla Penisola deriva dall’Iperf per il 16,3%, dai contributi del lavoratore per il 7,2% e dal datore di lavoro per il 24,3%.
Molto significativi sono anche i dati che riguardano le imposte sui redditi, con il fisco nel nostro paese che ha la mano relativamente più leggera per quanto riguarda le famiglie monoreddito con due figli con un cuneo in calo di 0,5% punti (38,2%). Un punteggio comunque decisamente elevato poiché risulta essere il quinto più alto dell’area e ben al di sopra della media (26,4%).
L’aumento della pressione fiscale sui lavoratori single deriva interamente dalla tassa sui redditi (+0,1%) che arriva al 16,3% del cuneo.
Analizzando i salari reali in questo studio OCSE, notiamo come il salario lordo medio in Italia sia di 29.704 euro, in calo dello 0,1% in termini reali. Nello specifico, su di esso pesano per il 21,5% la tassa sul reddito e per il 9,5% i contributi previdenziali a carico del lavoratore per un totale del 31%.
Ma se diamo uno sguardo agli altri paesi più nello specifico, notiamo come il Belgio sia al primo posto per quanto riguarda il cuneo fiscale con il 55,8% (in calo dello 0,2%); seguono Germania con il 49,3%(-0,3), Austria (49,1%, +0,28), Ungheria (49%), Francia (48,9%, -1,20). I Paesi con le tasse più leggere sono il Cile (cuneo al 7%), la Nuova Zelanda (16,9%) e il Messico (19,2%). Il fisco è clemente con il lavoro dipendente anche in Svizzera (22%), Irlanda (26,6%), Usa (31,3%) e Gran Bretagna (31,5). La media Ocse del 35,9% segna per altro un aumento di 0,2 punti nel 2013, dopo +0,1 nel 2012 e +0,5 nel 2011.
Il cuneo fiscale in Italia supera nettamente la media Ocse sia sui salari più bassi (44,7% contro 32,2%), sia per gli stipendi più alti (53,2% – il terzo più alto dell’Ocse – contro 40,3%) nel caso del lavoratore single.
Non va troppo meglio anche per la famiglia con due redditi, con un cuneo fiscale che si assesta sui 40,2% contro i 28,3% OCSE.
Fisco più pesante che altrove anche per il genitore single con due figli e un salario basso (pari al 67% dello stipendio medio) che deve fare i conti con un cuneo del 28,4% contro il 17,2% Ocse.
Fisco più pesante che altrove anche per il genitore single con due figli e un salario basso (pari al 67% dello stipendio medio) che deve fare i conti con un cuneo del 28,4% contro il 17,2% Ocse.
In conclusione, appare quindi chiaro da questi dati come sia necessario e fondamentale un taglio del cuneo fiscale per poter ridare ossigeno ai cittadini italiani(single e non) troppo spesso vessati da una tassazione incredibilmente elevata, (soprattutto al confronto con le nostri controparti estere) e che non permette uno stile di vita adeguato, in particolare se si pensa che ci troviamo in una nazione che fa parte delle 8 grandi della Terra.

OSPECA
SIMONE SASSARA

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