RIMANERE O NO IN EUROPA?

Con le elezioni per la nuova composizione del Parlamento europeo o per via del malcontento che la moneta Euro ha portato soprattutto nelle classi medie del nostro paese, la questione sulla scelta migliore di rimanere o meno in Europa è all’ordine del giorno.
I partiti italiani candidati per seggi al Parlamento europeo sono il Pd, nel gruppo dei Socialisti e Democratici, Forza Italia e Ncd, la Lega nell’Efd (Europa della Libertà e della Democrazia), Scelta Europea nell’Alde (i liberaldemocratici), L’Altra Europa con Tsipras nel gruppo Gue/Ngl (la sinistra unitaria europea), il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia. Il programma del Pd punta sul diritto al lavoro e l’obiettivo di far ripartire l’economia europea, su una maggiore regolamentazione del settore bancario tramite l’imposizione di un tetto per i bonus e un’Europa più verde.
Secondo il Pd non è prevista una uscita dalla moneta unica e gli economisti sottolineano gli effetti disastrosi di una eventuale allontanamento dall’ euro.
Revisione dei trattati europei, eliminazione del fiscal compact, un ruolo più forte dell’Europa nello scenario internazionale, nonché misure a sostegno della crescita sociale ed economica d’Italia è ciò a cui punta Forza Italia, mentre il Movimento 5 Stelle di Grillo punta al referendum per decidere se rimanere nell’euro e chiede l’abolizione del fiscal compact, l’adozione degli eurobond, l’abolizione del pareggio di bilancio e un rifinanziamento di attività agricole e industriali per la crescita nazionale, gli unici che restituiscono al popolo la sovranità che gli spetta nel prendere una decisione che rispetta il volere dei cittadini.
Chiede invece di uscire dall’euro la Lega, che vorrebbe tornare a una gestione nazionale della politica monetaria.

Ma quali sarebbero le conseguenze di una eventuale uscita dall’Eurozona?
Sicuramente non può avvenire da un giorno all’altro ma è un processo che va programmato, sopratutto per salvaguardare gli stipendi e i risparmi degli italiani.
Uscire permetterebbe di svalutare la moneta e favorire l’esportazione e così la crescita, ma c’è il rischio che i capitali vadano all’estero dato che la nuova lira sarebbe piu debole dell’euro. Nel breve periodo l’uscita dall’Euro produrrebbe dei vantaggi mentre nel lungo periodo le esportazioni dipenderanno dal cambio reale che tiene conto dei livelli dei prezzi dei vari paesi ed è dato dal potere d’acquisto che la valuta possiede.
L’Euro ha portato dei benefici come il basso tasso di interesse che chiedono i mercati, dovuto al rischio di svalutazione, però è importante sottolineare che abbiamo minori strumenti di manovre macroeconomiche in risposta a shok specifici che colpiscono l’Italia. Inoltre, misure come il fiscal compact limitano gli spazzi di manovra economica e non esssendoci una politica fiscale europea mancano dei meccanismi di trasferimento automatici che aiutano un paese in difficolta a uscire da una crisi.
C è rischio che a un certo punto i costi di permanenza nell’euro siano maggiori dei benefici.
Come sostiene l’ecnomista indipendente di fama mondiale, Paul Krugman, appoggiato da altri economisti italiani, non sarebbe negativo per l’Italia uscire dall’Euro, a dispetto di quello che dicono tanti politici e tanti europeisti che continuano a fare del terrorismo informativo, tutto a favore della Germania e di un Europa che tutto è, fuorchè unita.
E’ necessrio riordare a chi non lo sapesse che l’Europa non è un unione politica ma economica, un accordo tra le banche forti e i paesi più potenti, in cui c’è una Commissione Europa che non è eletta dal popolo e un Parlamento che non ha alcun potere legislativo.
Quest’ultimo non può bocciare le leggi della Commissione; per contestarle il Parlamento deve avere la maggioranza qualificata del Consiglio dei Ministri o la maggioranza assoluta dei parlamentari,
ma se la Commisione rifiuta la contestazione del parlamento, esso deve trovare l unanimità del Consiglio dei ministri che, se non si trova in accordo con la Commissione, questa ha comunque l’ultima parola e può rigettare le contestazioni del Parlamento, completamente impotente.
Come se non bastasse, Bernard spiega che ci sono 26.560 Leggi dell’Unione Europea più potenti degli Stati, 4.112 Accordi che vincolano cittadini e aziende e 10.337 Verdetti della Corte Europea che vincolano leggi e Costituzioni nazionali, rispetto le quali il Parlamento UE è impotente.
In totale più di 80.000 Leggi UE vincolanti per l’Italia su cui il voto dell’elettore europeo non conta nulla.
Alla luce di questi dati dobbiamo chiederci se una “unione” di questo tipo è quello di cui il nostro paese ha bisogno, oppure riconoscere che sono stati accettati dei Trattati sovranazionali che ci hanno privato di sovranità monetaria, sovranità parlamentare e il primato della Costituzione.

In conclusione è un peccato che un progetto così grande e ambizioso come l’Unione Europea sia gestito così male e forse, non sempre in buona fede; eppure l’inno non parla di diseguaglianze, di potere o di guerra ma parla di Gioia.
Agli italiani ricordo che è meglio essere noi stessi gli artefici del nostro destino e non un accordo che parla di interessi e tassi di cambio, ricordo ai cittadini che alcune persone tendono a rinunciare alla propia eccellenza personale e ai valori per il mero accumolo dei beni terreni, ricordo a tutti che nei grafici non è inclusa la gioia, la salute e il coraggio delle persone, ricordo che il PIL misura tutto eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta!

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