Si può riassumere così il contenuto della dichiarazione annuale sull’Italia redatta dal Fondo Monetario Internazionale.
All’interno del documento si alternano elogi ed esortazioni; indicando con una mano la direzione da mantenere e con l’altra accennando ad una sorta di carezza.
Il lavoro dei primi mesi del governo Renzi è stato apprezzato per le diverse riforme che sono state avviate.
Primo tra tutti il Jobs Act (dei suoi effetti principali abbiamo già trattato) che, si prevede, introdurrà anche delle misure per la semplificazione della burocrazia. Il Ministro Poletti ha recentemente manifestato la volontà di istituire una Agenzia unica per le ispezioni riferite alle problematiche delle imprese, ora affidate a INAIL, INPS, ASL e fisco, con lo scopo di ridurre le complicazioni per le imprese e di risparmiare risorse pubbliche.
Viene attribuita primaria importanza anche alla riforma fiscale: a giudizio del FMI saranno necessarie semplificazioni del sistema tributario. E’ noto la difficoltà nel recepire le norme e i termini agiscono spesso da disincentivo.
Inoltre si sollecita il governo ad alleviare la pressione fiscale delle imposte indirette, aumentandola su quelle dirette meno distorsive per la crescita economica. Ma come la letteratura economica dimostra, essendo quelle indirette regressive, occorre prevedere una restituzione di parte del gettito ricavato: riduzione dell’IRPEF e potenziamento delle detrazioni sono buoni rimedi.
Altro merito è il conseguimento di uno degli avanzi primari più consistenti dell’area Euro che permetterà un risparmio sugli interessi del debito pubblico.
Come si è premesso, non sono state spese solo parole al miele. La disoccupazione è definita giustamente inaccettabile. In particolar modo il FMI sottolinea l’importanza di riequilibrare la spesa pubblica spostando risorse dalle pensioni alla scuola e alle politiche attive del lavoro al fine di limare le differenze tra generazioni e rilanciare l’occupazione tra i più giovani. Se non si farà così le pensioni future non saranno neanche assicurate poiché la base attiva sarà incapace di mantenere la parte inattiva. Nel 2060 la popolazione in età da lavoro diminuirà del 9% mentre gli over 60 aumenteranno del 67% e gli over 80 del 185%.
La crescita è definita fragile mentre sappiamo che per ridurre il debito occorre una crescita sostanziosa e continuativa.
Sempre riferendosi al debito pubblico, il FMI ritiene necessario ricorrere ad una massiccia serie di privatizzazioni che, coadiuvata dall’avanzo primario, aggiusterà i conti pubblici. Certo questo tipo d’intervento, utile nel breve periodo, rischia di essere neutralizzato dalla time inconsistency della classe politica. Quindi sono accettabili privatizzazioni a patto che non il patrimonio pubblico non sia svenduto e che queste non diano adito ad ulteriori voci di spesa.
Di sicuro i primi punti nell’agenda del governo Renzi troviamo le riforme del lavoro, del fisco e del sistema pubblico. Riforme che non possono attendere ancora il procedere delle lunghe negoziazioni all’interno dei partiti spesso dettate da giochi di potere.
Sarà importante privilegiare le politiche giovanili potenziando l’insegnamento nelle scuole pubbliche ed agevolando gli sbocchi professionali in uscita dall’università.
Noi di OSPECA vogliamo sottolineare soprattutto questo. Negli anni passati la politica è stata più capace di mettere in mano dei giovani più talentuosi una valigia che una opportunità da cogliere.
Se vogliamo far ripartire la crescita, uscendo dalla stagnazione economica, bisogna far leva sulla forza, l’intraprendenza e le conoscenze dei giovani italiani.
OSPECA
MAURO MARTINO