Torniamo ad analizzare la politica economica giapponese andando a esporre la “terza freccia” dell’Abenomics.
Abbiamo già scritto delle prime due frecce in “Abenomics”, dove si è anche sottolineata l’importanza di un ultimo dardo da scoccare per rendere durevoli nel tempo i benefici delle misure già intraprese.
Quest’ultima mossa consiste in una serie di riforme ad ampio spettro nella quale lo stesso primo ministro Abe ripone molta fiducia.
Una delle novità principali riguarda la tassazione. La corporate tax verrà ridotta gradualmente a partire dal 2015 fino ad arrivare alla media OCSE del 29%. Le reazioni sono state diametralmente opposte: i mercati hanno accolto favorevolmente la novità mentre i cittadini non hanno nascosto la loro disapprovazione anche per via dell’innalzamento dell’imposta sui consumi (la nostra IVA) dal 5% all’8% subito in Aprile. Ciò in cui Abe confida è che riducendo la pressione fiscale sulle imprese si possa arrestare la delocalizzazione dei principali apparati produttivi, incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro e l’innalzamento dei salari.
Lo step, a giudizio di molti fondamentale nella strategia di Abe, è stato chiamato dagli addetti ai lavori Womenomics. Alle donne in età lavorativa verrà richiesto un maggiore impegno nel lavoro e nella famiglia. Come è noto il Giappone, insieme all’Italia, ha da qualche decennio una delle aspettative di vita più alte ma, allo stesso tempo, una bassa natalità. Da ciò ne consegue l’erosione della base attiva e l’allargarsi della parte inattiva (pensionati, disoccupati e bambini). Se non affrontata, questa situazione sarà ben presto insostenibile per l’attuale sistema pensionistico poiché sarà sempre più difficile per gli attivi mantenere gli inattivi.
D’altra parte in Giappone il livello dell’occupazione femminile è basso e Abe è convinto di poter usare questa leva per dare un nuovo slancio all’economia nipponica. Si prevede di ridurre le barriere per la carriera, potenziare gli asili nido aziendali ed elargire dei sussidi.
Un’altra soluzione paventata per allargare la parte attiva è quella di aprire ulteriormente le porte agli immigrati. Il dialogo a riguardo tra i partiti e le parti sociali è molto acceso e nel breve periodo non si intravede una soluzione. Dunque quella della Womenomics appare come un’estrema ratio prima dell’apertura all’immigrazione ma dalla difficile attuazione in quanto richiede il cambiamento di alcuni aspetti culturali radicati nel tempo e un grosso sacrificio alle donne.
Altro importante cambiamento riguarda il Government Investment Pension Fund, che attualmente gestisce circa 130.000 miliardi di Yen. Finora venivano preferiti i bond statali ma, a seguito della revisione del portafoglio, presto l’attenzione si sposterà su dei investimenti privati, più rischiosi ma anche più remunerativi. Così facendo il GIPF sarà per molti versi simile ad un fondo d’investimento internazionale.
Inoltre verrà intrapresa una liberalizzazione del sistema sanitario assicurativo arrivando a un sistema misto pubblico e privato mentre il mercato della distribuzione dell’energia verrà deregolamentato per far entrare partners stranieri.
L’Abenomics vuole rilanciare anche il settore agricolo, con particolare attenzione alla produzione e alla commercializzazione del riso. Infiatti il suo apparato produttivo si poggia quasi esclusivamente sugli ultrasessantenni e c’è anche qui la volontà di aprire il mercato alle imprese straniere per facilitare l’export.
Quest’ultima come altre misure minori, tra le quali la liberalizzazione dei casinò, non ha riscosso particolare successo ma nonostante tutto Abe è riuscito a trovare un accordo tra le parti politiche. L’abilità di negoziazione e la risolutezza sono state premiate dai mercati che, dopo un iniziale indifferenza, hanno incominciato a giudicare positivamente le ultime novità. Tuttavia alcune misure appaiono fin troppo ambiziose (vedi Womenomics) e la lenta implementazione, come per la riduzione della corporate tax, potrebbe attenuare gli effetti sperati.
Va comunque riconosciuto il merito di aver scavalcato certi ostacoli posti dalla cultura giapponese e di aver avuto il coraggio di prendere decisioni, da un certo costo politico, che precedentemente pochi avevano preso.
OSPECA
MAURO MARTINO