Il lavoro rimane sempre al centro dei problemi della zona Euro. Se negli USA con le politiche del QE espansive hanno portato il tasso di disoccupazione alla soglia del 5%, quasi alla piena occupazione, in Europa il tasso si aggira intorno al 10%. Questa differenza è causata da forme strutturali all’interno al mercato stesso del lavoro. Un fattore che nei paesi della zona euro non viene molto sviluppato sono i centri per l’impiego e le politiche attive per il lavoro. I governi Europei nell’ultimo decennio in media hanno speso l’3% del Pil per le politiche del lavoro. Andando ad analizzare ogni paese il nostro paese utilizza solo l1,6% del Pil rispetto a paesi quali Francia 3,4% e Germania il 2,4%. Oltre a tale differenza emerge anche una sostanziale differenza nella qualità della spesa, se nei paesi europei più efficienti il 44% va come sostegno economico si disoccupati, il 40% alle politiche attive, incentivi per trovare lavoro e il 16% sui servizi per la ricerca. In Italia invece la ripartizione e diversa, il 55% va per la cig, il 40% per le politiche di incentivazione alle ricerca del lavoro è solo il 5% per i servizi.
Esiste una convergenza tra crescita occupazionale, quantità e qualità degli investimenti per le politiche del lavoro. I paesi che, prima della crisi del 2008, hanno investito di più sulle politiche del lavoro sono quelli che hanno avuto una minore caduta dell’occupazione. Danimarca, Germania, Francia e Finlandia hanno speso, nel 2007, due o tre volte di più di Grecia, Italia e Romania e si sono trovati ai primi posti per le performance occupazionali e hanno risentito meno della caduta dell’occupazione.
In altre parole, maggiore è l’investimento sulle politiche attive, maggiore è il ritorno in qualità e quantità di lavoro. Il concetto che emerge è che deve essere alla base delle riforme del lavoro che si devono attuare è: “finanziare l’occupazione e non la disoccupazione”. Spendere nella riqualificazione del lavoratore è alla base di un mercato del lavoro efficiente, e il Job Acts, decreto legge n.34/2014 sembra andare in questa direzione con la creazione dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro ANPAL, che cercata di ricollocare e formare i lavoratori che hanno perso il lavoro o coloro che sono in cerca.
OSPECA
FABIO MARINARO