La Russia, come è noto, è un paese che ha una lunga storia, la quale soprattutto negli ultimi trent’anni ha profondamente caratterizzato l’economia di questo paese. Alcuni anni importanti che vanno sicuramente ricordati sono il 1917 con la rivoluzione comunista in Russia, il 1918 anno in cui l’Ucraina proclama un’indipendente Repubblica Socialista, 1922 in cui ’URSS costituitosi include la Federazione Russa, la Repubblica Socialista Ucraina, la Repubblica Socialista Bielorussa e la Repubblica Socialista Transcaucasica, il 1990 anno in cui l’Ucraina diviene indipendente, il 1954 quando la Crimea abbandona la Russia e diviene parte dell’Ucraina, il 1991 importante per il collasso dell’Unione Sovietica e, più recentemente, il 2001, anno in cui la Russia viene inserita tra i paesi del BRIC insieme a Brasile, India e Cina e che segnerà un aumento dell’appeal del paese da parte di capitali ed investitori stranieri.
La Russia ha quindi attraversato negli ultimi vent’anni un periodo di crescita importante, che tuttavia ha visto nel periodo recente un forte rallentamento dovuto ad un insieme di fattori.
Il tutto parte dal 2014, anno in cui è stato lanciato un attacco speculativo verso la Russia con il conseguente crollo del prezzo del petrolio ad opera degli Stati Uniti, preoccupati della sua continua crescita. A niente sono serviti gli interventi della Banca Centrale Russa e la situazione è continuata a peggiorare successivamente alle questioni relative all’annessione della Crimea da parte della Russia a cui sono seguite le sanzioni da parte dell’UE, prolungate di recente fino al 31 Gennaio 2016.
Di conseguenza il calo del prezzo del petrolio, la debolezza del Rublo e le sanzioni da parte dell’Unione Europea, hanno determinato un calo del PIL del 4.6%, una percentuale maggiore dello 0,3% rispetto a quelle che erano state le previsioni della Banca Centrale Russa.
La contromossa della Russia alle sanzioni ricevute è stata quindi quella dell’embargo, limitando di molto le importazioni, soprattutto nel settore food, da altri paesi. Questo ha colpito in primis l’Italia, che ha registrato una diminuzione delle esportazioni dell’11,6%.
Di recente poi la società di consulenza Ernst & Young ha stilato un rapporto sull’attrattività dei vari paesi del mondo per gli investitori e si può notare nel grafico come nel corso degli anni recenti la Russia abbia perso 8 punti, ponendosi come il paese meno attrattivo tra quelli del BRICS.
Dato di certo non incoraggiante.
Inoltre, secondo un altro studio dell’Economist, entro il 2050 la Russia sparirà dalla classifica dei 10 paesi al mondo con il PIL più alto, vedendo invece un maggiore rafforzamento della Cina e dell’India e l’affermazione di paesi “nuovi” come il Messico e l’Indonesia che potrebbero risultare più promettenti in un’ottica di investimenti di lungo periodo.
Purtroppo! la russia sarebbe lo sbocco naturale delle nostre imprese!