In un momento di profonda crisi economica, l’Italia come tutta l’europa stenta nella domanda di lavoro. Uno dei campi più colpiti da questo fattore è quello dei giovani e soprattutto quello dei neolaureati: nel 2008 il tasso di disoccupazione a un anno dalla laurea era del 14,9, quest’anno è al 23,4, mentre poco più della metà (il tasso di occupazione dei neolaureati è del 55%, era il 60 nel 2008!) ha un lavoro che nel 55,5% dei casi è precario e nel 10% è in nero.
La seguenti tabella illustra nello specifico l’incremento negli ultimi 5 anni.
Tasso di disoccupazione e stabilità a un anno dalla laurea (2008 vs. 2013)
2013 2008
TASSO DI DISOCCUPAZIONE
Primo Livello 26,5% 11,2%
Magistrali 22,9% 10,8%
Magistrali unico. 24,4% 8,6%
CONTRATTI STABILI
Primo Livello 26,9% 41,8%
Magistrali 25,7% 33,9%
Magistrali unico 12,6% 17,7%
Fonte: ALMALAUREA, marzo 2014
Questi dati ci devono far riflettere soprattutto se comparati con quelli europei: infatti l’Italia è ultima in classifica in Europa per numero di laureati. Gli italiani fra i 30 e i 34 anni che hanno completato il ciclo di studi universitari sono il 22,4% della popolazione, il livello più basso fra i 28 Paesi dell’Unione europea.
Secondo i dati diffusi ieri da Eurostat, e relativi al 2013, l’Italia si classifica dietro Romania (22,8%), Croazia (25,9%) e Malta (26%), mentre la media Ue si attesta al 37%. Dal 2002 al 2013, si sottolinea nel rapporto dell’Eurostat, c’è stato un aumento costante della percentuale di persone laureate nell’Unione europea, passata dal 24% al 37%. E il numero è aumentato in tutti i Paesi, con in testa Irlanda (52,6%), Lussemburgo (52,5%) e Lituania (51,3%).
Questo disagio è dato anche da un basso investimento da parte del paese sull’istruzione: infatti dati Istat confermano che l’Italia investe poco in istruzione.l’incidenza sul Pil del settore istruzione è pari al 4,8% (dati risalenti al 2009 e quindi precedenti all’andata a regime dei tagli Tremonti-Gelmini) un valore inferiore rispetto a quello medio dell’Unione europea che è pari al 5,6%.
Una soluzione possibile sarebbe quella di rilanciare l’autonomia responsabile di scuole e università riattivando progressivamente i flussi di risorse professionali e finanziarie.
OSPECA
MARCO CAVALLARO