La storia del segreto bancario svizzero trova le sue radici nel XVII secolo. I primi clienti illustri dei ricchi banchieri elvetici furono i monarchi francesi; questi, spinti dalla sempre crescente voglia di nuovi lussi, chiedevano costantemente dei finanziamenti ed è proprio qui che troviamo il fattore cardine della questione: la riservatezza. Infatti i francesi, in quanto fortemente cattolici e influenzati dal potere Pontificio, non potevano permettersi che trapelasse il fatto che chiedessero finanziamenti agli eretici protestanti e quindi per loro il fatto della riservatezza era di vitale importanza.
Nel 1934 il Segreto trovò il proprio posto all’interno della legislazione elvetica come conseguenza delle pressioni che furono esercitate dagli altri Stati europei sul piccolo Paese , determinati nel combattere l’evasione fiscale dopo la crisi del 1929.
Insieme ad una fiscalità clemente ed un sistema politico stabile, l’altro fattore che rafforzò la posizione della Svizzera nel contesto europeo, fu la neutralità durante il secondo conflitto mondiale.
Il mese di Maggio del 2014 sarà ricordato come la fine dell’epoca del segreto bancario elvetico. Infatti la Svizzera, insieme all’altro paradiso tributario di Singapore, ha firmato l’accordo per lo scambio di informazioni fiscali con 34 Paesi dell’ OCSE ed altri 13 Stati. Fino ad ora, infatti, lo scambio di informazioni avveniva solo nel caso di richiesta del fisco o della Magistratura per lo svolgimento di indagini.
Da questo momento le banche avranno 12 mesi di tempo per adottare i sistemi informativi necessari per lo scambio delle informazioni ed anche il governo dovrà modificare il proprio ordinamento fiscale.
Questo accordo segna una svolta molto importante nella lotta all’evasione e la fuga di denaro all’estero; d’ora in poi gli evasori dovranno trovare altri modi per tenere nascosti i propri capitali al fisco oppure tornare, come si faceva un tempo, a sostituire l’imbottitura dei propri materassi con le banconote.
OSPECA
LUCA MALAGIGI