BCE, POSSIBILE QUANTITATIVE EASING?

Mario Draghi è un economista e alto funzionario di statura internazionale.
Ha ricoperto diversi incarichi tra cui quello di Governatore della Banca d’Italia fino a ottobre 2011.
Il 24 giugno 2011 è stata formalizzata l’investitura alla Presidenza della Banca Centrale Europea a
partire dal 1º novembre 2011. Dal 2006 è anche presidente del Financial Stability Board, un organo
internazionale che si occupa della vigilanza sui mercati finanziari per garantirne la stabilità. Nel suo
discorso di qualche giorno fa ha annunciato che giovedì prossimo l’Eurotower svelerà l’ammontare
della prima ondata di richieste di denaro delle banche dell’Eurozona per le Tltro (Targeted Long
Term Refinancing Operation), le nuove aste di rifinanziamento a lungo termine, attraverso le quali
si intende riattivare il cordone del credito e far affluire denaro verso le imprese.
L’importante novità introdotta in queste nuove aste (a differenza delle precedenti Ltro di ormai
quasi 3 anni fa) consiste nel vincolo alla concessione di prestiti alla clientela: l’ammontare che
ciascuna banca europea può richiedere sarà pari infatti al 7% della sua esposizione al settore non
finanziario (con esclusione dei finanziamenti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni). Se gli istituti
di credito non dimostreranno di avere incrementato l’erogazione di prestiti rispetto agli ultimi 12
mesi, il denaro ricevuto dovrà essere restituito entro 24 mesi.
Sulla base di questi vincoli la Bce potrebbe quindi elargire fino a 400 miliardi di euro
nell’operazione del 18 settembre e in quella programmata a dicembre.
Il dubbio che resta è il vero ammontare del plafond che verrà realmente sfruttato: UniCredit stima
una richiesta pari a 350 miliardi mentre per Barclays l’ammontare sarà anche minore (270 miliardi).
Da considerare comunque che, mentre i Paesi “periferici” faranno incetta del denaro a disposizione,
saranno le banche dei Paesi “core” a fare la differenza in quanto la Tltro per loro è più una scelta
che una necessità.
A questo punto chiedersi se questo denaro finirà davvero nell’economia reale è più che lecito, così
come ci si può interrogare sui tassi ai quali verrà erogato.
Ad esempio per l’Italia i parametri stabiliti dalla Bce individuano in 75 miliardi il potenziale che si
può richiedere ma non dobbiamo dimenticare che gli istituti del nostro Paese saranno chiamati a
restituire da qui al febbraio 2015 i circa 150 miliardi dei 255 inizialmente ottenuti attraverso le due
Ltro triennali del 2011- 2012; Barclays Research stima che al netto di questo fenomeno la nuova
liquidità a disposizione delle banche italiane sarà di circa 35 miliardi.
Per quel che riguarda invece il tasso che verrà deciso, fare previsioni è più complicato in quanto lo
spread applicato dalle banche agli appena 15 centesimi (0,05% il costo del denaro Bce più la
«penalizzazione» dello 0,10%) dipende in modo cruciale dalla rischiosità del cliente.
Morgan Stanley si sbilancia nel prevedere comunque un abbassamento dei costi dei nuovi
finanziamenti per le imprese italiane compreso fra i 20 e i 40 centesimi.
Sui mercati finanziari l’afflusso di nuova liquidità dovrebbe comunque aiutare a
mantenere i tassi a brevissima scadenza ancorati allo zero.
Poiché più che di liquidità oggi le banche hanno bisogno di ridurre i rischi e gli assorbimenti di
capitale, sarebbe importante poter diminuire la preoccupazione di un uso «improprio» della nuova
misura, come il «carry trade», attraverso interventi di mitigazione dei rischi grazie al Fondo centrale
di garanzia e, dove il Fondo non arriva, alla Cassa Depositi e Prestiti, contro-garantita dallo Stato ai
sensi dell’art. 1, c.47, della legge di stabilità 2014.
Da sottolineare, secondo le linee guida pubblicate dalla Banca Centrale, l’inclusione tra i settori che
possono utilizzare le Tltro delle infrastrutture in quanto hanno un grande potenziale nel favorire il
processo di aggiustamento strutturale e la crescita e competitività dell’Eurozona.

OSPECA
MARIKA GUERRINI

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