BRIC altro non è che un acronimo coniato nel 2001 da un economista della Goldman Sachs, Jim O’Neill, il quale voleva trovare una nuova idea per la banca spingendo gli investitori a porre la loro attenzione verso le nuove potenze emergenti. Da allora l’acronimo è stato ampiamente apprezzato e utilizzato nel lessico economico internazionale per riferirsi a Brasile, Russia, India e Cina; se ne è poi diffuso un altro, BRICS, dopo l’adesione del Sud Africa.
Ma cos’hanno in comune questi Paesi tanto da essere stati posti in analogia ed essersi successivamente associati in un unico gruppo in ambito internazionale? Gli elementi comuni ai BRIC sono un’elevata popolazione, ingenti risorse naturali e soprattutto un forte aumento del PIL e della quota nel commercio mondiale registrati nei primi anni del ventunesimo secolo.
La popolazione è una peculiarità fondamentale per i BRIC. Questi quattro Stati rappresentano il 42% della popolazione mondiale e, come è ben noto, la popolazione rappresenta la maggior determinante della domanda, la quale si traduce conseguentemente in spesa e quindi in produzione o PIL. Purtroppo però in questi paesi c’è una buona parte della popolazione che vive in condizioni di povertà, gli esempi più eclatanti di questo divario reddituale sono il Brasile e l’India, perciò parlando di PIL pro-capite i Paesi BRIC si trovano ancora molto lontani dai paesi del G7. Tuttavia, dal 2000 il PIL pro-capite di questi quattro Paesi, a parità di potere d’acquisto, è cresciuto del 99% contro appena il 35% dei sette maggiori Paesi industrializzati.
Inoltre i BRIC hanno bassissimi livelli di indebitamento. A parte l’India, con un debito pubblico al 58% del PIL, in parte eredità dall’Impero Britannico, il Brasile ha un debito del 45%, la Cina del 18% e la Russia solamente del 6%.
La prima riunione dei Paesi aderenti al BRIC si è tenuta il 16 giugno 2009 a Ekaterinburg, in Russia, la seconda si è tenuta i giorni 15 e 16 di aprile 2010 a Brasilia, capitale del Brasile, ma è soltanto a partire dal terzo incontro, tenutosi a Sanya in Cina il 14 aprile 2011, che si è cominciato a parlare di BRICS, con l’invito esteso al Sud Africa. Da allora i Paesi BRICS continuano a incontrarsi regolarmente.
L’economia del Sud Africa è la più importante del continente africano in quanto produce oltre un terzo del reddito continentale, soprattutto grazie alle risorse minerarie di cui è ricco il sottosuolo, ma è ancora azzardato paragonare questa realtà economica a quella dei Paesi BRIC. L’invito di questi ultimi al Sud Africa, sostenuto soprattutto dalla Cina, rappresenta al meglio il crescente interesse delle potenze emergenti verso il continente africano.
L’ultimo summit dei BRICS, svoltosi il 15 e il 16 luglio 2014 a Fortaleza in Brasile, ha portato una grande novità per l’assetto finanziario globale, ossia la creazione di un loro istituto bancario, la “New Development Bank” (NDB) affiancata da un altro istituto, “Contingency Reserve Arrangement” (CRA). La NDP partirà con un capitale iniziale di cinquanta miliardi di dollari e dovrebbe cominciare ad erogare prestiti a partire dal 2016. Il CRA non sarà un fondo come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), ma un insieme di promesse bilaterali per mettere in comune le rispettive riserve valutarie (ben quarantuno miliardi la Cina, cinque il Sudafrica e diciotto gli altri tre componenti) in caso di bisogno da parte di uno dei Paesi.
Ciò comporterà un ridistribuzione bipolare della finanza come la si conosce oggi, infatti oltre a Washington, sede sia della Banca Mondiale che dell’FMI, ora ci sarà anche Shanghai, dove le nuove istituzioni avranno sede.
OSPECA
FRANCESCA PATARA