Sembrava che il Portogallo stesse uscendo da uno dei periodi più bui della sua storia moderna. Invece la notizia che dava il Banco Espirito Santo in rosso di circa 3,5 miliardi ha scosso di nuovo l’opinione pubblica lusitana ed europea.
Nonostante il recente aumento di capitale di un miliardo, le beghe familiari, gli scandali fiscali e i debiti hanno portato la banca a una situazione “di grave squilibrio finanziario”. Il valore delle azioni sono scese dai 6 euro nel 2007 a 0,60 centesimi di inizio luglio.
Nell’intrigo sembrerebbe coinvolto anche Crédit Suisse, colpevole di aver venduto a clienti ignari prodotti finanziari offshore per un ammontare totale di 2 miliardi di euro.
Il Wall Street Journal e il Financial Times hanno anche riportato un precedente tentativo di salvataggio da parte di Goldman Sachs. Nello scorso luglio l’importante banca americana ha garantito alla BES 835 milioni di dollari, la maggior parte dei quali sono arrivati in maniera insolita. Una società cinese in difficoltà ha ricevuto i finanziamenti per un progetto di costruzione che a sua volta era uno dei maggiori creditori di divisioni di Espirito Santo Group. Le fonti delle due testate giornalistiche sostengono che la banca di Wall Street avrebbe poi cercato di vendere il debito di BES a investitori esterni.
Ad inizio agosto si è deciso di concedere a BES un salvagente da 4,9 miliardi proveniente dal Fondo per la risoluzione delle crisi bancarie ma praticamente anticipati dal governo portoghese con l’ausilio di una banca-ponte, il Novo Banco. Qui sono confluite le parti in salute del BES come i depositi e gli immobili, salvando gli obbligazionisti senior.
Al contrario i crediti ad alto rischio e le attività “tossiche” sono rimasti a carico degli azionisti e dei creditori non privilegiati costretti ad “assumere le perdite derivanti da un’attività bancaria che non hanno controllato sufficientemente” come previsto dalle nuove regole europee.
Questa misura ha infuocato l’opinione pubblica poiché il salvataggio è stato finanziato, in gran parte, con l’ultima tranche di aiuti della Troika che dovrà essere restituita, con gli interessi, dalla collettività.
Gli addetti ai lavori esteri hanno molto apprezzato questa strategia poiché la considerano adatta a prevenire la contaminazione del sistema bancario come successe con la Lehman Brothers.
Le dimissioni di Vitorio Bento dalla carica di presidente del Novo Banco per via della decisione della Banca centrale del Portogallo di vendere la banca di recente costituzione hanno scosso ancora una volta le fragili fondamenta dell’istituto finanziario.
Non ha fine dunque il periodo negativo vissuto dal Portogallo. Soprattutto colpisce come una situazione così dissestata e pericolosa non fosse saltata segnalata dagli osservatori della Troika.
Inoltre va sottolineato anche l’atteggiamento scorretto di importanti istituti che continuano a proporre agli investitori prodotti finanziari di dubbia qualità dimostrando di non aver imparato molto dalla recente crisi.
OSPECA
MAURO MARTINO