Il premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel è stato assegnato il 13 ottobre 2014 al francese Jean Tirole per i suoi studi sulla regolamentazione e i poteri di mercato. Secondo la Reale Accademia Svedese delle Scienze “Jean Tirole è uno degli economisti più influenti del nostro tempo, in particolare, egli ha reso chiaro come comprendere e regolare le industrie costituite da poche aziende potenti”.
Tirole, oltre ad essere un grande economista, è un ingegnere, infatti ha conseguito ben due lauree in ingegneria, nonché un dottorato in matematica per le decisioni presso l’Università Paris-Dauphine e nel 1981 un altro dottorato di ricerca al prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology), presso il quale, successivamente, ha anche insegnato collaborando con grandi economisti tra i quali Jean-Jacques Laffont. Proprio quest’ultimo ha fondato nel 1990 a Toulouse l’IDEI (Institut d’Economie Industrielle), di cui ora è direttore Jean Tirole .
Probabilmente è alla polivalenza dei suoi studi che l’economista deve una sua geniale peculiarità, infatti il suo approccio è basato sulla combinazione del rigore metodologico, ottenuto per mezzo dell’uso della teoria dei giochi e più in generale della matematica, e del realismo, che ha spinto Tirole a prendere come oggetto della sua analisi mercati imperfetti, come gli oligopoli, o i monopoli, lontani anni luce dall’ipotesi neoclassica della concorrenza perfetta e del principio del “laissez faire”.
Tirole ha cominciato la sua personale e rivoluzionale interpretazione dell’economia industriale a partire dagli anni ’80, grazie all’applicazione della teoria dei giochi. In un gioco esistono uno o più contendenti che cercano di vincere, ovvero, di massimizzare la propria vincita. Esiste inoltre una regola (funzione) che stabilisce quantitativamente quale sia la vincita dei contendenti in funzione del loro comportamento, tale funzione si chiama funzione dei pagamenti. Ogni giocatore può prendere un numero finito di decisioni (o strategie). Ogni strategia è caratterizzata da una conseguenza per il giocatore che l’ha presa, che sia essa positiva (premio) o negativa (penalità). Il risultato del gioco è completamente determinato dalla sequenza delle strategie del singolo giocatore come da quelle prese dagli altri giocatori. In altre parole, come spiega bene il matematico John Nash, non vale più la teoria della mano invisibile di Adam Smith; se ognuno fa esclusivamente il meglio per sé, la collettività non ne giova, il benessere della collettività può essere perseguito solo se ognuno fa il meglio per sé e per tutta la collettività stessa.
Grazie a questi principi, Tirole riesce a formalizzare al meglio il tratto dei mercati caratterizzati da oligopolio, infatti le scelte ottimali per un’impresa dipendono anche dalle scelte delle altre imprese. Analizzando i modelli di concorrenza oligopolistica, l’economista è riuscito a porre l’attenzione sui fattori che incentivano le imprese a colludere e quelli che invece possono scatenare guerre di strategia tra loro, che siano esse basate sul variare dei prezzi (l’impresa cui costa meno produrre abbassa il prezzo di un certo prodotto) sia che siano basate sulla differenziazione del prodotto. Queste strategie adottate dalle imprese oligopoliste sono volte a ridurre l’intensità della concorrenza o a impedire l’entrata di nuovi attori in un determinato mercato.
Tirole ha raccolto questa sua analisi nel libro “The Theory of Industrial Organization”, molto diffuso e studiato tra i dottorandi di tutto il mondo. Citando le parole del professore ordinario di Economia politica presso l’Università Bocconi Fausto Panunzi “un libro che mostra in modo esemplare il metodo del Tirole economista: eliminare ogni aspetto che non sia strettamente necessario all’analisi del problema considerato, per concentrarsi solo sull’essenziale. Tirole sembra quasi uno scultore: riesce a dare forma alle idee lavorando per sottrazione.”
OSPECA
FRANCESCA PATARA