In linea generale, nel concetto di evasione fiscale rientrano tutti quei metodi volti a ridurre o eliminare il prelievo tributario attraverso la violazione di specifiche norme di carattere fiscale o comunque tali da incidere sulla quantificazione dell’imposta dovuta. Conseguenza principale, dunque, che l’evasione genera è la differenza tra l’imposta dichiarata dal contribuente e quella che egli dovrebbe effettivamente versare. Tipicamente ciò avviene mediante operazioni di vendita effettuate senza emissioni di fattura o di ricevuta o di scontrino fiscale ( le c.d. vendite “in nero”) ,con conseguente mancata dichiarazione fiscale e versamento d’imposta. Esiste, tuttavia, anche una variante molto più grave dell’evasione, la frode fiscale, che avviene con sofisticati meccanismi che creano un’apparenza di regolarità al di sotto della quale si cela però l’evasione, rendendo così più difficoltosa l’opera di accertamento da parte dell’amministrazione finanziaria: tipico strumento di frode fiscale è l’inserimento in contabilità di false fatture di acquisto per ridurre l’imponibile.
L’analisi del fenomeno evasione fiscale in Italia conduce a risultati agghiaccianti e sciorinare qualche dato costituisce solo un tentativo di rendere l’idea. Nel solo 2013 il bilancio dell’evasione nel nostro Paese ammonta a circa 60 miliardi di euro: più di 12mila sono stati i responsabili di frodi e reati fiscali, 8mila gli evasori totali, 14mila i lavoratori completamente in nero e circa 13mila gli irregolari, impiegati da più di 5mila datori di lavoro. Numeri, questi, che non rimangono soltanto su carta o sterili in qualche convegno di studi di tale fenomeno, ma che, piuttosto, si inverano nella realtà producendo gravi conseguenze nella vita di tutti i nostri giorni.
In primo luogo, infatti, l’evasione fiscale costituisce un serio ostacolo alla realizzazione di un mercato pienamente concorrenziale. L’impresa che evade infatti riesce ad offrire sul mercato i propri beni e servizi ad un prezzo più basso rispetto a quello praticato dagli operatori onesti, conquistando così significative quote di mercato. Il mancato gettito per lo Stato si traduce, poi, in un inasprimento della pressione fiscale a carico delle imprese in regola, con conseguenti ed ulteriori effetti distorsivi del mercato. Contrastare l’evasione significa, quindi, tutelare le imprese sane e la loro potenzialità competitiva, incentivare l’iniziativa economica privata ( ex art 41 Costituzione) e creare condizioni più favorevoli per l’investimento interno e dall’estero. Significa, in sintesi, promuovere la crescita economica del Paese.
In secondo luogo, comportando un aumento del livello di pressione fiscale per quei contribuenti che adempiono correttamente i propri doveri fiscali, l’evasione genera iniquità sociale ed inficia i principi di solidarietà e legalità sui quali si fonda il “patto” tra Stato e cittadini. Chi non dichiara quanto dovuto, infatti, non soltanto ottiene per sé un vantaggio immediato , in termini di maggiore disponibilità finanziarie, ma trae vantaggio dall’onestà altrui, beneficia di servizi pubblici finanziati dai contribuenti virtuosi e può altresì ottenere l’accesso ad agevolazioni o servizi sociali originariamente previsti per i meno abbienti, negandone così la fruizione agli effettivi destinatari.
In terzo luogo l’evasione fiscale è strettamente connessa alla corruzione ed all’attività della criminalità economico/organizzata, costituendone sempre più spesso polmone di sviluppo e crescita, oltre che di guadagno.
Per questo motivo risulta centrale, nell’analisi di tale fenomeno, concentrare l’attenzione sulle diverse strategie e sugli strumenti di contrasto all’evasione fiscale, capaci di ergersi a meccanismi di tutela, contemporaneamente, per Stato, contribuenti onesti e mercato. Il punto di partenza deve essere, tuttavia, la presa di coscienza che l’evasione fiscale è un fenomeno complesso, non riconducibile ad un’unica espressione fattuale: numerosi sono i comportamenti che consentono di sottrarsi agli obblighi impositivi e differenti i gradi di sofisticazione e gravità delle condotte evasive. Interventi singoli, pertanto, sebbene utili, non possono essere considerati risolutivi da un punto di vista globale. Ecco dunque il perché si è provveduto ad una analisi e classificazione delle singole e diverse fattispecie di evasione, oltre che della platea dei corrispondenti potenziali evasori, e soprattutto perché si è perseguita una strategia di contrasto all’evasione generale e complessiva, che individui per ogni singolo fenomeno elusivo un insieme coordinato di misure volte sia a prevenire che a reprimere. Per perseguire tale finalità risulta necessario un coordinamento tra i diversi organi di controllo: concretamente, sul piano operativo, ciò significa condivisione delle analisi di rischio tra Agenzia delle Entrate e Guardia di finanza, implementazione delle banche dati a disposizione dell’Anagrafe tributaria per consentire un utilizzo mirato delle informazioni a tutti gli organi di controllo dell’Amministrazione finanziaria, ed infine una auspicabile possibilità di utilizzo, da parte dell’Agenzia delle Entrate, delle informazioni di natura creditizia, finanziaria e assicurativa in possesso di Banca d’Italia ed Isvap.
Con la legge delega sul fisco, inoltre, alcuni interventi specifici sembrano promettenti per migliorare l’azione di contrasto all’evasione; tra questi, soprattutto la fatturazione elettronica appare in prospettiva la più efficace a migliorare la tracciabilità delle operazioni. Ma soprattutto l’obiettivo più generale da raggiungere sembra essere quello di un miglior rapporto fisco-contribuenti, al fine di rendere operativo un fisco più semplice e vicino al cittadino. Un fisco che semplifichi e non complichi la vita al contribuente, specialmente sul fronte della certezza del diritto. Mutamenti frequenti e significativi nel sistema tributario, infatti, generano costi aggiuntivi di adempimento, connessi all’apprendimento delle nuove norme, all’instaurazione di nuove procedure e contenziosi, ma soprattutto producono incertezza e addirittura modificano le convenienze delle scelte fatte in passato. Per non parlare, poi, di come l’incertezza in campo fiscale scoraggi gli investimenti, la crescita e quindi la competitività del nostro Paese. Proprio per tale ragione la legge delega fiscale prevede, tra le altre misure, una definizione generale di abuso del diritto ed elusione, con relative conseguenze sanzionatorie; regole procedimentali di confronto con l’Amministrazione fiscale e di difesa del contribuente, oltre che norme di riforma del sistema sanzionatorio, di accertamento, contenzioso e riscossione, nell’obiettivo di miglioramento della c.d. tax compliance ( “adempimento fiscale”) e di recupero e riduzione del c.d. tax gap, cioè del divario tra le basi imponibili potenziali e quelle concretamente dichiarate al fisco dal contribuente.
OSPECA
SIMONE CIMA