Disoccupazione e problemi del mercato del lavoro

“La disoccupazione si sviluppa perché la gente vuole la luna: gli uomini non possono essere occupati quando l’oggetto del desiderio è qualcosa che non può essere prodotta e la cui domanda non può essere facilmente ridotta. Non vi è alcun rimedio, salvo che persuadere il pubblico che il formaggio sia la stessa cosa e avere una fabbrica di formaggio sotto il controllo pubblico.”

J.M. Keynes

Il pensiero di Keynes sembra rispecchiare tutto ciò che si è verificato dopo la crisi finanziaria del 2008 e del debito del 2010. L’eccesso volere dell’essere umano di possedere più moneta ha portato a fortissimi squilibri di reddito tra individui fino a creare un alto livello di disoccupazione. Questi squilibri si sono accentuati per lo più nei paesi dove il tasso di innovazione, l’istruzione e il sistema legislativo sono poco dinamici ai cambiamenti della società, e l’Italia è uno di questi. Il tasso di disoccupazione italiano ha registrato dall’inizio del 2014 un tasso di occupazione, pari al 55,2% a fronte di un numero di disoccupati, pari a 3 milioni 307 mila ed è pari 13,0% con un aumento del 1,1% rispetto l’anno precedente.

Il fattore più preoccupante di questa fenomeno è come si distribuisce nelle fasce di età dove le più colpite sono quelle tra i 15-24 anni e la sua incidenza popolazione in questa fascia di età è pari al 42,3%. Questa tipologia di disoccupazione è un fenomeno molto preoccupante, infatti le opportunità di ottenere o conservare un impiego si sono radicalmente ridotte dal 2008 ad oggi. Dal 2008 al 2012 gli occupati tra i 15-29 anni si sono ridotti di 727 mila unità  e la tendenza è aumentata dal 2007 ad oggi, non solo in Italia ma anche nel resto dell’Europa.

I paesi europei hanno risentito tutti della crisi finanziaria ma i PIGS sono stati colpiti maggiormente da questo fenomeno.

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Aumento del tasso di disoccupazione giovanile in alcuni Paesi europei tra il 2007 e il 2013 (Fonte: Bce. Grafico a cura di Pierluigi Tolot)

 

Un altro fenomeno che insieme alla crisi ha contribuito all’aumento della disoccupazione in particolare quella giovanile è la mancanza di una struttura ben articolata di ricerca ed entrata nel mondo del lavoro. I dati elaborati dall’ISTAT evidenziano come i canali per la ricerca di lavoro dei giovani di età 15-29 sono quelli informali quale la rete di amicizie, parenti e conoscenti e diretta richiesta al datore di lavoro. Il 77% dei giovani utilizza la modalità degli amici, parenti e conoscenti per cercare lavoro e tale canale è aumentato del 4% dal 2008. I centri dell’impiego, che sono gli enti che dovrebbero trovare l’equilibrio tra domanda e offerta di lavoro, hanno contribuito a far trovare lavoro solo all’1,4% ai giovani e 2,2% nella totalità della popolazione evidenziando un grave problema di inefficienza strutturale nel mercato del lavoro italiano. Questa mancanza di efficienza da parte dei centri dell’impiego porta il nostro paese ad un inefficienza allocativa e produttiva. Nei paesi che compongono la zona EURO i centri dell’impiego hanno un ruolo rilevante nel trovare lavoro, infatti vengono utilizzati in media il 52,7% nella zona EU, in Germania l’81,2%, in Francia il 57% in Spagna il 32% mentre in Italia è il 33,7% per quanto riguarda quelli pubblici, mentre per quelli privati sono 22,9% per l’EU, 13,5% in Germania, 28% in Francia, 30,1% in Spagna mentre in Italia è il 19,6%.

Il problema della distorsione nel mercato del lavoro favorisce anche un problema per le aziende che nell’iter di selezione non sempre selezionano personale competente, portando cosi ad un problema di produzione poco efficiente con la seguente perdita di competività del nostro Paese.

 

OSPECA

MAURO MARTINO

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