La politica keynesiana del Giappone

“Il nostro impegno è orientato ad aumentare le attese sull’inflazione e a liberarsi del trend deflazionistico del Giappone. Il nostro target sui prezzi è la chiave per porre fine alla deflazione.”Queste sono le parole di Haruhiko Kuroda, governatore della Bank of Japan.


Il piano di stimoli monetari della Bank of Japan e del governatore Abe ha contribuito in modo notevole a cambiare le aspettative sui prezzi di aziende e famiglie. L’obiettivo che il governo si è prefissato è l’inflazione al 2%, e pensa di raggiungerlo nel marzo del 2016. La politica monetaria attuata dal governatore Abe iniziata nell’aprile del 2013 con le famose 3 frecce ha contribuito ad aumento i salari del 1,2% per i lavoratori full time mentre del 3,8% per quelli part time.


I tre pilastri su cui si basa l'”Abeconomics” sono: una politica fiscale espansiva con un aumento di spesa pubblica di circa 10,3 trilioni di yen, pari al 2% del Pil coperto solo in parte dall’aumento della tassa dei consumi, Iva, che è passata dal 5% del 2013 al 10% del 2015. Una politica monetaria con l’aumento del doppio della base monetaria con un quantitative easing in stile americano e la terza un programma di riforme strutturali per accrescere la competitività del paese nel medio lungo periodo.

Alla base di tutto c’è l’idea keynesiana che la politica monetaria sia accomodata dalla politica fiscale, in altre parole il ministro delle Finanze, la Bank Of Japan dovrebbero agire di concerto. L’ idea di base di tutta questa struttura è che in un regime di cambi flessibili, un aumento della base base monetaria comporta un deprezzamento dello Yen e il conseguente aumento delle esportazioni che si traduce in aumento dei profitti aziendali e dei salari con alla fine un incremento della domanda interna e dell’inflazione.


Il ministro dell’economia del Giappone, sulla scia dell’indebolimento del prezzo del petrolio, del rallentamento della Cina e dei paesi emergenti e della paura della discesa dei prezzi, negli ultimi giorni ha sottolineato come “non ci sono limiti” alle opzioni della Bank of Japan, che potrebbe dunque inondare il mercato di ulteriore liquidità dal momento che sia i consumi che gli investimenti sono ancora deboli e che esistono rischi esteni, in caso di minacce concrete la banca centrale dovrà lanciare nuovi stimoli.

OSPECA

Fabio Marinaro

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